I pazienti operati con protesi di ginocchio e d’anca riportano ottimi risultati, sia in termini di recupero, che di minor dolore, anche dopo follow-up nell’ordine di 10-15 anni. Il merito è in buona parte dei materiali ormai giunti a un notevole grado di sviluppo, sia in termini di biocompatibilità sia di durata. Nell’ottica di un perfezionamento costante dell’intervento e di una riduzione delle complicanze, gli sforzi si concentrano ora nel posizionamento delle componenti protesiche, che raggiunge la massima accuratezza nell’intervento robotizzato.
Il dottor Alessandro Gildone, specialista in protesica di spalla, d’anca e ginocchio della Casa di cura Santa Maria Maddalena di Occhiobello, oltre che collaboratore esterno dei centri Idrokinetik, ha gentilmente risposto alle nostre domande in merito, data la sua grande esperienza nel campo: infatti l’equipe di ortopedia della Casa di Cura Santa Maria Maddalena, diretta dal Dott. DeRito e composta dal Dott. Gildone, dal Dott. Zanoli e dal Dott. Biscione ha avuto l’opportunità di effettuare già quasi un centinaio di interventi con uno dei circa 15 robot per impianti protesici presenti sul territorio nazionale.
Oggi si utilizza sempre di più un robot per gli interventi protesici. Perchè?
Il dato è evidente: basta vedere la pratica chirurgica cosa ci dice. Del gran numero di interventi, la maggior parte va a buon fine. C’è però una quota di pazienti, circa del 20% nelle protesi del ginocchio, e una percentuale di poco inferiore nelle protesi d’anca, che hanno certamente un miglioramento funzionale rispetto al pre-intervento, ma non si possono dire pienamente soddisfatti. E questo si riflette in una certa incidenza di revisioni dell’intervento.
Come viene svolto l’intervento robotizzato?
Inizia con una pianificazione preoperatoria dell’anatomia del paziente basata su una TAC, che permette di stimare in modo preciso le dimensioni del femore e della tibia, nonché d’individuare i reperi ossei che servono per posizionare le componenti in modo corretto. Sulla base dei dati della TAC, il computer costruisce un modello virtuale dell’anatomia interessata e propone al chirurgo un’immagine digitale del posizionamento ideale della protesi, chiaramente rispettando i criteri universalmente conosciuti, e indica anche la misura ideale della protesi: già questo è un vantaggio, perché permette al chirurgo di aprire meno cassette di strumentario, con minori costi di sterilizzazione e minor rischio di infezioni rispetto all’operazione senza computer, in cui si procede per tentativi. Quindi il computer pianifica l’intervento, lasciando chiaramente al chirurgo la possibilità d’intervenire con le modifiche che ritiene più opportune rispetto al singolo caso clinico.
Nella maggior parte dei sistemi robotizzati per l’intervento, dopo le normali incisioni per l’accesso chirurgico, vengono posizionate delle antenne su femore e tibia, che inviano al sistema i segnali che consentono di determinare la loro posizione nello spazio.
Il chirurgo ha poi in mano un puntatore che serve a verificare la posizione di alcuni punti di riferimento. Conclusa questa fase preparatoria, il robot ha il compito di effettuare i tagli dell’osso esattamente come sono stati pianificati con la TAC, tramite un braccio motorizzato a cui è collegata la sega. Una volta fatti i tagli, il chirurgo posiziona le due componenti provvisorie della protesi della misura indicata dal computer.
Quali sono i vantaggi di questo tipo di intervento?
Il vantaggio principale consiste nel creare, in fase di pianificazione dell’intervento, una sorta di piano “personalizzato” per quel determinato paziente; il robot, inoltre, è in grado di effettuare i tagli dell’osso rispettando l’anatomia di quel determinato paziente, con una precisione difficilmente raggiungibile dalla mano del chirurgo. Inoltre, grazie a un meccanismo di sicurezza basato sull’immagine virtuale dell’anatomia, il taglio non va oltre lo strato dell’osso, evitando il rischio, remoto ma sempre presente nell’utilizzo a mano, d’intaccare nervi o vasi.
Quindi, già in questa prima fase, i vantaggi in termini di precisione dei tagli e del posizionamento delle componenti protesiche sono evidenti, con una personalizzazione dell’intervento sull’anatomia del paziente molto efficace. Anche i tempi di riabilitazione sembrano essere inferiori, così come le perdite ematiche durante l’intervento, dal momento che il robot taglia unicamente la quantità di osso necessaria, e non di più.
Fino al posizionamento delle componenti protesiche provvisorie ci si basa su una misurazione anatomica statica, quella della TAC. Ma per una buona riuscita della protesi è fondamentale naturalmente il movimento, e qui entra in gioco ancora più prepotentemente il computer. Per ottenere un allineamento e una rotazione corretti delle componenti protesiche, è essenziale che lo spazio in estensione e lo spazio in flessione siano uguali. In questo, bisogna tenere conto che i legamenti collaterali e mediali possono influire, creando uno spazio trapezoidale e non più rettangolare, “tirando” più da una parte che dall’altra.
Una volta posizionate le componenti provvisorie, il computer è in grado di mostrare come si muove il ginocchio, che dev’essere idealmente ben bilanciato oltre che perfettamente in asse.
Se il movimento non è corretto, si può intervenire, per esempio modificando la tensione di uno o più strutture legamentose. Quindi il computer è un ausilio sia dal punto di vista statico sia da quello dinamico durante l’intervento.
L’intervento ha degli svantaggi?
Un primo svantaggio è che tutte le misurazioni che occorre effettuare preventivamente portano l’intervento a durare di più aumentando teoricamente il rischio di infezione, anche se dopo un po’ di pratica si rimane entro un intervallo di tempo accettabile.
Un altro svantaggio rispetto all’intervento standard è un maggiore rischio di frattura, perché le antenne devono essere stabili e vengono quindi fissate all’osso con viti relativamente grosse: questo pone potenzialmente un rischio di frattura soprattutto in pazienti osteoporotici, anche se nella nostra esperienza non si è mai verificata questa complicanza.
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